quinta-feira, 13 de setembro de 2018

O “Estado Profundo” Dissecado pela Limes


O tema do “Deep State” foi colocado na agenda política pelo Presidente Trump (tal como o das “Fake News”). No discurso de Trump, o “deep state” e as “fake news” (geradas no conluio dos media mainstream com personagens do “deep state”) são o fundo e a forma de uma conspiração anti-democrática para derrubar o presidente eleito pelo povo americano. Mas, afinal, o que é isso do “estado profundo”? A Limes, rivista italiana di geopolítica, disseca o tema na edição que amanhã coloca à disposição do público. Um trabalho informado e sério, com a abrangência, profundidade e rigor habituais na Limes.



Stati profondi, gli abissi del potere

“Lo Stato è un Giano bifronte, uno spazio in cui per ogni camera del potere diretto si forma un’anticamera di influssi e poteri indiretti, in cui alla dimensione politica si affianca quella dello Stato profondo.

Labirinto di burocrazie, funzioni, e influenze pubbliche o private, lo Stato profondo rappresenta – nell’espressione del filosofo e giurista Carl Schmitt – l’anticamera del potere, corridoio diretto tra l’apice decisionale e i suoi esecutori, indispensabile alla vita delle istituzioni e alla loro proiezione geopolitica.

La prima parte – Gli Stati profondi delle maggiori potenze – ripercorre dall’interno le anticamere dei principali attori geopolitici mondiali. Si segnalano qui i contributi di Dario Fabbri (“Negli abissi della superpotenza”), Giorgio Cuscito (“Xi, partito, Stato, la nuova verticale del potere in Cina”), Orietta Moscatelli (“Putin collettivo e Putin singolo: le due facce dell’impero”) e Giovanni Collot (“‘Ceci n’est pas un État’, il potere improbabile della burocrazia europea”).

La seconda parte – Il mondo visto dagli apparati – è dedicata ai protagonisti delle anticamere, veri e propri manovratori e vettori della proiezione di potenza. Si richiamano qui i contributi di Federico Petroni (“I proconsoli d’America”), Jean-Baptiste Noé (“Il senso della Francia per lo Stato”) e Nikolaj Petrov (“La nomenklatura nel nome di Putin”).

La terza parte – Lo Stato profondo italiano – è incentrata sui gangli e sul cuore del potere burocratico-amministrativo del nostro paese. Qui si sottolineano le analisi di Carlo Pelanda (“Il Quirinale è il cuore del nostro Stato profondo”), Alessandro Aresu (“Così si diventa Gianni Letta“) e Carlo Nordio (“Come magistratura comanda”).

Dopo un racconto di Antonio Pennacchi, chiude il numero la consueta rubrica curata da Edoardo Boria, La storia in carte.


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