"A crise de Hong Kong revela a fragilidade
geopolítica da República Popular", afirma o director da Limes - rivista
italiana di geopolitica, Lucio Caracciolo, no editorial da edição dedicada aos
acontecimentos de Hong-Kong e que estará à venda na próxima semana. "La
crisi nell’ex colonia britannica rivela la fragilità geopolitica della
Repubblica Popolare Cinese. Un intervento armato di Pechino avrebbe conseguenze
in tutto il mondo. Il più debole in questa fase è Xi Jinping."
HONG KONG, LA LINEA ROSSA DELLA CINA
Il sangue scorre a Hong Kong.
Nel giorno in cui a Pechino si celebravano in pompa
magna, con suoni, luci e larga esibizione di armi, i primi settant’anni della
Repubblica Popolare Cinese, nella città in rivolta da mesi lo scontro fra
polizia e manifestanti anti-regime ha cambiato dimensione.
Per le giovani avanguardie del movimento si trattava
di mostrare che le proteste non sono destinate a spegnersi presto, anzi. Per le
forze di repressione locali, che obbediscono alle direttive del governo
centrale, occorreva segnare una linea rossa. Di sangue. Perché sia chiaro che
Pechino non è assolutamente disposta a perdere il controllo indiretto – fra
trent’anni previsto diventare totale – della porta principale fra la Cina e il
mondo.
Le prossime settimane ci diranno se la possibile
scalata della violenza, dai feriti ai morti alla strage, sia destinata a
emulare la repressione di Piazza Tienanmen, nel 1989. Certo riportare il clima
nell’ex colonia a sei mesi fa è ormai impensabile.
Qualsiasi cosa accada è evidente che Hong Kong non può
essere “normalizzata” in tempi rapidi se non con la forza. Ciò che Pechino non
ha interesse a fare, per le ovvie quanto incalcolabili conseguenze economiche e
geopolitiche. Ma cui potrebbe sentirsi costretta, per impedire che la scintilla
di Hong Kong incendi il paese. Ne metta in questione la stabilità.
La crisi di Hong Kong rivela la fragilità geopolitica
della Repubblica Popolare. .....
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