Com a estratégia multidimensional OBOR - One Belt, One
Road (ou BRI ou Nova Rota da Seda), o Dragão chinês promove as suas empresas e
os seus funcionários, vende os seus produtos e serviços para construção de
infra-estruturas e, ao mesmo tempo, estabelece as suas infra-estruturas
militares de nível global. O caso do Sri Lanka, contra o qual a China
implementou uma estratégia para estrangular esta nação por meio da dívida,
mostra que os projetos chineses não têm como objetivo apoiar a economia local,
mas sim facilitar o acesso da China a recursos naturais e/ou a abertura de
mercados para produtos chineses. Outros Estados já apanhados na armadilha
oculta na OBOR são: Mongólia, Laos, Maldivas, Montenegro, Djibuti, Tagikistão e
Kirghizistão. Análise de “il nostro eccellente amico” Giuseppe Gagliano,
presidente do Cestudec - Centro de Estudos Estratégicos Carlo de Cristoforis.
La trappola del debito in Sri Lanka
come progetto egemonico cinese
di Giuseppe Gagliano | 01
Dicembre 2019
Attraverso questa strategia multidimensionale della
BRI, il Dragone promuove le sue aziende e i suoi dipendenti, vende i suoi
prodotti e servizi per la costituzione di infrastrutture ma nel contempo pone
in essere infrastrutture militari a livello globale. Il caso dello Sri Lanka,
nei cui confronti la Cina sembra avere posto in essere una strategia volta a
strangolare gradualmente questa nazione attraverso il debito, dimostra che i
progetti cinesi non mirano realmente a sostenere l’economia locale, ma a
facilitare l’accesso alle risorse naturali e/o l’apertura del mercato per i
prodotti cinesi.
Stimato a quasi 8 trilioni di dollari, il progetto
cinese della BRI mira a costruire una vasta rete di infrastrutture di
trasporto, energia e telecomunicazioni che collegano l’Europa, Africa e Asia.
Questo finanziamento delle infrastrutture servirà anche al conseguimento dei
principali obiettivi economici di politica estera e di sicurezza del governo
cinese e dei 115 governi partecipanti.
La Cina sembra avere
posto in essere una strategia volta a strangolare gradualmente questa nazione
attraverso il debito.
A tale proposito è estremamente significativo il caso
dello Sri Lanka nei cui confronti la Cina sembra avere posto in essere una
strategia volta a strangolare gradualmente questa nazione attraverso il debito.
Come è ampiamente noto nel 2007, lo Sri Lanka ha
accettato di affidare a Pechino la costruzione di un porto nella città di
Hambantota. Sebbene gli studi di fattibilità abbiano concluso definitivamente
che il progetto non è redditizio, Pechino ha rilasciato una linea di credito di
307 milioni di dollari nel 2010, a condizione che i lavori fossero affidati a
una società cinese e cioè la China Harbor.
I funzionari e i politici dello Sri Lanka hanno
ricevuto tangenti per concedere transazioni e finanziare le loro campagne
politiche.
Due anni dopo, Colombo – la capitale dello Sri Lanka –
ottiene un nuovo prestito di 757 milioni di dollari, a condizione che il tasso
di interesse raggiunga un livello molto elevato e cioè il 6,3%. Nonostante ciò
Colombo accetta pensando di poter ricavare numerosi benefici dalla operazione
portuale, mentre Pechino potrebbe avere uno snodo strategico nell’Oceano
Indiano attraverso il quale transitano gran parte delle navi commerciali cinesi
in Europa.
Ma nel 2015 l’operazione del porto è un fiasco
commerciale e lo Sri Lanka finisce per avere un debito di oltre 8 miliardi di
dollari dalla Cina per diversi progetti infrastrutturali nel paese. Lo Sri
Lanka dimostra di essere Incapace di rimborsare un debito così alto e quindi
Pechino rifiuta una ristrutturazione del prestito e, nel dicembre 2017, dopo
due anni di trattative, Colombo accetta finalmente di cedere alla Cina lo
sfruttamento del porto di Hambantota per un periodo di 99 anni in cambio della
cancellazione di poco più di 1 miliardo di dollari dei prestiti concessi .
Se al momento della concessione portuale
l’indebitamento cinese rappresentava solo il 10% dei 46,5 miliardi di prestiti
totali contratti, lo Sri Lanka ha accumulato ben 15,3 miliardi di debito.
Sri Lanka è oggi
coinvolto nel classico circolo vizioso di prestiti sempre crescenti per pagare
i debiti passati e finanziare i deficit attuali.
Il problema del debito dello Sri Lanka consiste quindi
sia nell’evitare il default sia nel rispettare i propri obblighi nei confronti
di investitori e finanziatori internazionali con l’aiuto di prestiti esterni,
sempre più costosi.
Di fronte alle crescenti aspettative degli elettori –
e incapaci di attuare politiche per attrarre flussi di capitale non generatori
di debito, migliorare la produttività e conseguire una crescita sostenuta – i
successivi governi dello Sri Lanka hanno approfittato del debito a basso costo
per finanziare deficit di bilancio persistenti. Oggi, il paese è coinvolto nel
classico circolo vizioso di prestiti sempre crescenti per pagare i debiti
passati e finanziare i deficit attuali.
Il caso dello Sri Lanka dimostra che i progetti cinesi
non mirano realmente a sostenere l’economia locale, ma a facilitare l’accesso
alle risorse naturali e/o l’apertura del mercato per i prodotti cinesi di
esportazione. In molti casi, la Cina impone le sue imprese statali, inclusi
lavoratori e ingegneri, riducendo al minimo il numero di posti di lavoro locali
creati. I prestiti cinesi sono spesso erogati in parte in natura (trattori, consegne
di carbone, servizi di ingegneria) ma soprattutto sotto forma di rimborso in
dollari, costringendo in tal modo a cercare un surplus commerciale elevato per
ripagarli, mentre le riserve valutarie dello stato che chiede il prestito si
sono esaurite.
Superare un grave
problema di sovrapproduzione di acciaio, cemento e attrezzature ferroviarie e
creare opportunità per le sue società di lavori pubblici.
D’altra parte la Cina deve anche garantire la crescita
della sua economia stimolando il settore delle costruzioni e vuole creare
opportunità per le sue società di lavori pubblici. Pertanto, per superare un
grave problema di sovrapproduzione di acciaio, cemento e attrezzature
ferroviarie, il BRI offre alla Cina un’opportunità ben pianificata per esportare
i suoi beni e fare crescere la sua economia.
Attraverso questa strategia multidimensionale, il
Dragone promuove le sue aziende e i suoi dipendenti, vende i suoi prodotti e
servizi per la costituzione di infrastrutture ma nel contempo pone in essere
infrastrutture militari a livello globale anche per limitare o contenere
l’egemonia globale americana.
La BRI sta “aumentando”
in modo significativo il rischio di strangolare otto paesi: Mongolia, Laos,
Maldive, Montenegro, Gibuti, Tagikistan e Kirghizistan.
Secondo il Center for Global Development, la BRI sta
“aumentando” in modo significativo il rischio di strangolare otto paesi:
Mongolia, Laos, Maldive, Montenegro, Gibuti, Tagikistan e Kirghizistan.
Insolventi, le Maldive dovettero persino modificare la Costituzione per
concordare la vendita di diverse isole alla Cina in cambio di un prestito
troppo costoso.
La Malesia è stata costretta a rivedere i suoi impegni
annullando tre investimenti per un valore di 22 miliardi di dollari sostenendo
di non avere la capacità di rimborsare il finanziamento cinese .Per quanto
riguarda il Pakistan, che ospita un collegamento di 54 miliardi di dollari tra
la Cina e il porto di Gwadar, il paese è sull’orlo dell’insolvenza, e cioè ha
indotto il Fondo monetario internazionale a raccomandare di promuovere la
collaborazione tra i creditori ufficiali per gestire i casi di ristrutturazione
del debito che coinvolgono istituti di credito non tradizionali.
È indubbio che il
progetto cinese dal carattere multidimensionale sia finalizzato a conseguire
una egemonia globale sul piano economico in primo luogo e in secondo luogo in
ambito militare
In risposta alle critiche e alla corruzione, la Cina
ha preso provvedimenti per rassicurare i suoi partner e la comunità
internazionale. Il Ministero delle finanze cinese ha concordato con le
principali istituzioni finanziarie multilaterali di creare una nuova
piattaforma di cooperazione.
Nel 2017, la Cina si è anche impegnata a seguire sia
le linee guida operative del G20 per il finanziamento sostenibile sia i
principi del G20 per gli investimenti nelle infrastrutture , che contengono
disposizioni sul debito, tra cui il rispetto delle politiche della Banca mondiale
e del FMI per i paesi con un elevato onere debitorio.
In conclusione, al di là delle promesse di
cooperazione con i principali organismi internazionali, è indubbio che il
progetto cinese dal carattere multidimensionale sia finalizzato a conseguire una
egemonia globale sul piano economico in primo luogo e in secondo luogo in
ambito militare anche allo scopo di ridimensionare profondamente gli equilibri
mondiali in funzione antiamericana.
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